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Sottoscriviamo un appello affinché non si sviluppi un conflitto di portata mondiale sulla carne dei popoli dell’Iran. Fermiamo la guerra, adesso!!

Unirsi per bloccare la guerra contro l'Iran

Battono sempre più forte i tamburi di guerra per incendiare l’Iran ma potrebbe essere un incendio di proporzioni mondiali: il Presidente degli Stati Uniti ha dichiarato, con grande franchezza, che la questione del nucleare iraniano potrebbe condurre alla terza guerra mondiale.
Sono solamente frasi di propaganda?
17 novembre 2007
Mohsen Hamzehian


Al segretario generale dell’O.N.U.:
Eccellenza Ban Ki-moon
Al Presidente della Repubblica Italiana:
Dottore Giorgio Napolitano


UNIRSI PER BLOCCARE LA GUERRA CONTRO IRAN

Battono sempre più forte i tamburi di guerra per incendiare l’Iran ma potrebbe essere un incendio di proporzioni mondiali: il Presidente degli Stati Uniti ha dichiarato, con grande franchezza, che la questione del nucleare iraniano potrebbe condurre alla terza guerra mondiale.
Sono solamente frasi di propaganda?
Eppure si vedono con chiarezza schieramenti ed alleanze che si stanno formando. Stanno tutti giocando alla “grande guerra”?
Il recente viaggio di Vladmir Putin a Teheran ha materializzato nuove alleanze: i paesi che si affacciano al Mar Caspio ( Russia, Azerbaijan, Kazakistan e Turkmenistan), non concederanno le loro basi in caso di attacco militare all’Iran. Il leader russo, in quest'occasione, in quanto paese fornitore della tecnologia nucleare iraniana, ha ribadito che l'Iran ha tutto il diritto di sviluppare i suoi programmi nucleari per scopi pacifici, naturalmente sotto il controllo russo.
La Cina sta mostrando di avere molto a cuore l’ alleanza con uno dei suoi principali fornitori di petrolio.
Gli USA premono sull’acceleratore dell’accerchiamento, militare con la presenza in Afghanistan ed Iraq, politico e commerciale con inasprite sanzioni e dichiarando che l’Iran è il principale nemico degli Stati Uniti d’America.
L’Europa appare divisa, da una parte l’Italia e la Spagna che non vogliono nessun inasprimento di rapporti con l’Iran e dall’altra la Germania, il governo francese di Sarkozy e la Gran Bretagna, premono per non lasciare respiro alla teocrazia iraniana. Ma i paesi europei, già coinvolti nelle operazioni militari in Irak e Afghanistan, rischiano di vedersi trascinati in un allargamento del conflitto nonostante la volontà dei loro cittadini.
I popoli dell’Iran percepiscono che in caso di guerra il loro Paese potrebbe essere distrutto da una potenza che sta seminando il vicino oriente di morti e mutilati. La Repubblica Islamica ignora deliberatamente il pericolo, aumentando la repressione contro la popolazione e alimentando la lacerazione sociale con le sue ambizioni imperiali nell’area.
I popoli dell’Iran da 28 anni vivono sotto un regime repressivo teocratico senza precedenti nella storia dell’ era moderna, sottoposti ad una campagna di dure restrizioni materiali da parte del mondo industriale, ed in particolare dalle amministrazioni USA.
Sin dal 1953 ( dal rovesciamento del governo nazionalista del Dr. Mossadegh), tutti gli interventi del governo americano hanno contribuito all’annientamento della libertà e della democrazia in Iran. Lo sviluppo della democrazia sembrerebbe proibito in Iran per decreto internazionale e non per la volontà dei suoi popoli.

Il regime della Repubblica Islamica si è insediato ingannando i popoli dell’Iran, ha distrutto i principi della rivoluzione popolare del 1979 che aveva deposto il regime monarchico filo americano di Pahlavi, ha istituito i Passdaran, i comitati khomeinisti, distruggendo i più elementari diritti acquisiti durante la rivoluzione.
In Iran la società civile viene sottoposta quotidianamente a continue repressioni da parte del regime, ogni voce di dissenso viene colpita con l’isolamento ed anche il carcere fino alla pena di morte. I giornali liberi vengono chiusi e i giornalisti messi in carcere, i lavoratori non hanno diritto di manifestare liberamente per i loro diritti sindacali e non possono formare le loro associazioni indipendenti dal regime. Una parte degli insegnanti è costretta ad accettare di essere confinata per avere manifestato pubblicamente davanti al parlamento, rivendicando un salario equo essendo l’ inflazione a due cifre. I referenti della protesta sono tuttora in carcere. Dopo l’esecuzione per lapidazione di un innocente, Jiavad Larijani, membro del governo e responsabile per i diritti umani del potere giudiziario del regime, dichiara “ che la condanna a morte con la lapidazione viene eseguita quando una persona commette adulterio, confermato da 4 testimoni riconosciuti dal tribunale come idonei , oppure quando il colpevole è reo confesso per 4 volte”.
Ci si chiede quale possa essere la libertà di azione dei giudici iraniani quando lo stesso responsabile per i diritti umani non si vergogna di far rispettare il codice islamico favorevole alla pena di morte.
Il numero chiuso, con esame di ammissione, alle università in Iran, riguarda gli studenti non filo governativi, alcune minoranze religiose come i Bahaii ( centinaia di studenti non sono ammessi perché sono Bahaii), che vi possono accedere solo per apostasia, (in Iran l’apostasia dalla fede islamica è condannata con la pena capitale ). Il corpo docente, i presidi e i rettori dell’università, nella loro totalità, sono stati scelti dal clero attualmente al potere e i docenti non fedeli al regime vengono allontanati dalle cattedre; la maggior parte degli studenti universitari è controllata, espulsa e repressa mediante il carcere e l’impiccagione in pubblico ( gli ultimi 9 impiccati nel carcere Evin, risalgono al giorno 16.10.2007).
Le donne in Iran, numericamente parlando, rappresentano la maggioranza della popolazione, ma i loro diritti ( penali, civili e patrimoniali), sono calpestati quotidianamente da un giureconsulto presente in ogni articolo del codice civile, penale e dalla costituzione islamica. Esse si battono per l’ottenimento dei loro diritti negati dal governo, dalla religione al potere e da una cultura miope che, purtroppo, non ha voluto e saputo ridimensionare la cultura maschilista che infarciva la post rivoluzione antimodernista di Khomeini e ha prodotto, al contrario, un generale atteggiamento antidonna, teorizzato e giustificato. Tutto questo succede in un Paese definito da “Transparency International”, nel suo rapporto annuale, al 131 posto nel mondo per quanto riguarda il grado di affidabilità e la situazione finanziaria. Precisamente è retrocesso di 16 posizioni rispetto al precedente rapporto. Un ottimo risultato, per un regime che doveva portare gli effetti della rendita petrolifera sulla tovaglia di ogni famiglia iraniana.

In una situazione sociale così complessa l’attacco militare in Iran rafforzerebbe solamente l’integralismo capeggiato dal regime della repubblica islamica.
Le stesse sanzioni economiche hanno solamente indebolito la popolazione e rafforzato il regime, ma lo stesso sterile dibattito sul nucleare iraniano, pretestuoso argomento di politica internazionale come lo furono le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, si risolve in un aumento vertiginoso della repressione, basti pensare che in un anno il numero di uccisi dal regime è aumentato del 140%. Il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite deve condannare e sanzionare un regime per le violazioni dei diritti umani, non tanto per le ambizioni di arricchimento dell’ Uranio, già in possesso di tutti i suoi membri con tanto di diritto di veto, evitando così facili alibi al regime teocratico.
E’ invece diritto inalienabile di tutti i popoli, ed in particolare di quello iraniano, con un passato di ben tre rivoluzioni pacifiche ( 1906, 1953 e 1979), avere una democrazia che abbia come valore primario il rispetto dei diritti umani.

Sottoscriviamo un appello affinché non si sviluppi un conflitto di portata mondiale sulla carne dei popoli dell’Iran.
Fermiamo la guerra, adesso!!
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Mohsen Hamzehian – Unione per la democrazia in Iran – Italia

Prof. Antonino Papisca: Direttore Centro diritti umani e dei popoli Università di Padova, Docente all'Università di Padova, Professore ordinario di relazioni internazionali nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova, dove insegna anche organizzazione internazionale dei diritti umani e della pace.
Prof. Vincenzo Pace: Professore ordinario di Sociologia generale e docente di sociologia della religione presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Padova. Insegna inoltre sociologia dei diritti umani nel corso di laurea in Scienza politica e relazioni internazionali).
Fantuzzi Maria Stella, Ervas Fulvio, Eva Ervas, Paola Stella, Anush Hamzehian, Anais Hamzehian, Clementine Thierry, Ehteram Hamzehian, Claude Thierry, Martin Thierry, Milad Jam, Mazzarotto Teresa, Fantuzzi Gianni, Fantuzzi Bertilla, Lorenzo Casotto, Claudia Poggi, Katia Angelini, Margherita Angelini, Antonella Chiandetti, Martina Deana, Chiara Crestani, Enrico Consoli, Federico Sangati, Elisa Peranzoni, Anna Salinitro, Pouyan Salimian, Giorgia Salinitro, Damiano Rocco, Sonia Musto, Matteo Buranello, Vieri Brini, Pierpaolo Tagliola, Angel Maria Toffanin, David Pignata, Beatrice Pisani, Alessandra Tomasi, Gianluca Taraborelli, Flavio Nani, Sandro Pirollo,
Paola Sella. Arsitide Candotti, Simone Candotti, Massimo Candotti, Cinzia Fantuzzi, Roberto Galett, Matteo Galett
Mostafa Gorghin Pour, Mariam Parvanya, FRANCESCA RICCIARDI, ROBERTO RICCIARDI, VINCENZA MANCA, DANIELE GATTO, IRMA CHIODINO, MARIA CRISTINA PICCIONE

le adesioni continuano………………………………

Licenza: Pubblico Dominio

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