Diossina nel mio corpo? Vorrei saperlo...
Tre anni fa, in una piazza di Trani, conobbi il Paul Connett professore emerito di chimica presso Università St Lawrence Canton, che si batte da anni contro tutto ciò che bruciando crea diossina. Ricordo una slide in cui nel tracciare il quadro europeo sui dati della diossina, mostrava l’Irlanda come il paese con il dato più basso e la Germania invece con il dato più alto. Mancava l’Italia, l’unico paese con il dato in bianco. Il professore di fronte a quel deserto d’informazione, diceva che avendolo chiesto ai politici italiani, tutti gli avevano risposto con il “ bla, bla, bla” , Già, l’Italia è in ritardo. Sorrido pensando alla notizia di oggi, dove il Ministero dell’Ambiente, rispondendo ad una interrogazione dell’On Ludovico Vico, dice proprio così: che siamo in ritardo.
Dopo anni, la politica che fa? Prende atto del ritardo, dopo le varie esternazioni di Connett che come Rete abbiamo per due annate portato in giro per la Puglia, parlando di diossina; dopo l’esposto che insieme a legali e cittadini prima dell’estate scorsa abbiamo inviato al Governo, dopo le osservazioni all’AIA per l’ILVA fatte da quasi tutte le associazioni tarantine, dopo tutto questo la risposta è che… siamo in ritardo.
L’altro giorno, un medico di Napoli ha fatto le analisi su di se ed ha scoperto di avere tanta diossina nel corpo che se fosse stata una pecora, secondo le norme comunitarie e nazionali per la gestione del bestiame, sarebbe stata abbattuta. Ora diciamoci la verità il problema è più serio di quello che i tempi della politica possa comprendere, perché se io ho la diossina nel mio corpo vorrei saperlo per capire se i disturbi che ho dipendano da essa, vorrei sapere se convivo con i veleni, se questo progresso mi uccide o uccide i miei affetti, vorrei saperlo.
Al di là dei rilievi dell’Arpa e delle esternazioni sulla esigenza di ridurre la emissione di questa sostanza, vorrei sapere tutta quella che io ho mangiato in questi anni sta ancora nel mio corpo, vorrei saperlo. Una cosa ricordo di Connett, che della diossina è stato anche nel team degli scienziati che l’hanno scoperta e studiata per un quarantennio, che la diossina nell’uomo permane, ma le donne hanno un tragico vantaggio, possono liberarsene trasferendola al feto attraverso l’allattamento.
Allora vorrei sapere cosa stiamo facendo ai nostri bambini. L’Asl cosa fa? Ha pensato ad un monitoraggio sulla popolazione? L’analisi costa tanto ed è impensabile che un cittadino possa farlo da solo. La Regione che fa?
L'Associazione TarantoViva, che di medici ne ha tra i soci, sta preparando una iniziativa che va in questa direzione. Perché se non guardiamo ed analizziamo i danni subiti, non diamo concretezza all’agire, perché il problema è che se non abbiamo chiara la storia di ciò che accaduto, se abbiamo pregiudicato la vita dei bambini, non abbiamo futuro.
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