Inquinamento in Val d’Agri sei tecnici Eni sotto processo
Al via il processo che vede imputati sei persone tra tecnici e progettisti dell’Eni accusati di inquinamento. Essendo alle prime battute il processo fa registrare ancora schermaglie procedurali. Ieri si è discusso sulla regolarità della costituzione delle parti civili, in seguito ad un’eccezione presentata dai legali della controparte. L’udienza, quindi, è stata aggiornata al prossimo mese di marzo, in attesa della decisione del tribunale.
Ma come è nata tutta la vicenda? Nel 2001 una cinquantina di cittadini di Viggiano presentano un esposto - denuncia alla Procura della Repubblica di Potenza. A loro dire dal Centro olii della cittadina della Val d’Agri provengono olezzi di gas che rendono l’aria irrespirabile e rumori molesti. Il timore è doppio: che il fenomeno oltre ad essere pericoloso per la salute delle persone lo sia anche per quella delle colture. Infatti a poca distanza dal centro si trovano anche alberi da frutta e ortaggi, ma soprattutto vitigni. Successivamente, alla denuncia dei residenti, si aggiunge pure quella degli albergatori dell’area che lamentano cali di presenze nelle loro strutture a causa dell’odore di gas che si sprigiona dai pozzi e dei rumori provenienti dal centro olii.
Il pubblico ministero di Potenza, Henry John Woodcook, avvia un’inchiesta che si avvale anche di perizie svolte dall’Ar - pab (l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente). Al termine scatta il decreto di citazione a giudizio per i tecnici e i progettisti della compagnia petrolifera. Si tratta di Gianfranco Amici, Aldo Rovere, Carlo Femiani, Stefano Maione, Luigi Lusuriello e Carlo Vito Russo. I sei vengono rinviati a processo nel maggio del 2006. A gennaio di quest’anno si costituiscono le parti civili che chiedono di essere risarciti. Alcuni agricoltori hanno anche dovuto abbandonare i propri campi.
«Si tratta – ha detto l’avvocato Antonello Labanca, legale di parte civile – di persone che ripongono molta fiducia nella giustizia con la speranza di riuscire a trovare quel minimo di soddisfazione dovutagli dopo che si sono sentiti abbandonati da tutte le istituzioni, sia locali che regionali».
Non più tardi di una decina di giorni fa, ricordiamo, un’altra lettera – denuncia di un cittadino di Viggiano, residente in contrada «Fossati», aveva riacceso i riflettori sul tema della compatibilità ambientale delle estrazioni petrolifere. «La puzza di gas – sostiene il cittadino in questione - raggiunge livelli molto alti, tali da rendere l’aria irrespirabile».
Da qui la richiesta alle istituzioni di chiarire natura e rischi legati alla presenza di gas nell’aria. La lettera oltre che all’Eni è stata inviata a Regione, Comune e Procura della Repubblica.
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